Identificate vie che restringono la rigenerazione degli assoni nel cervello

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 21 aprile 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La mancata riparazione spontanea dei danni del sistema nervoso centrale è uno dei problemi storici della neurologia, dal quale hanno preso le mosse gli studi che portarono a riconoscere l’impossibilità mitotica dei neuroni encefalici e spinali (cellule permanenti o neuroni perenni), definendo l’incapacità rigenerativa del tessuto cerebrale come una conseguenza di una scelta irreversibile per una specializzazione totalizzante, a discapito della possibilità delle cellule di dividersi e proliferare ciclicamente. Dopo la scoperta della neurogenesi nel cervello dei vertebrati adulti, e nella nostra specie in particolare, la ricerca volta al fine di individuare i processi alla base della rigenerazione neurale e i meccanismi che la precludono ha ricevuto un nuovo importante impulso.

Un aspetto affascinante, dell’apparente incapacità del sistema nervoso centrale di rigenerare fibre e neuroni danneggiati, è dato dall’esistenza di segnali di “stop” molecolari per i processi rigenerativi potenzialmente possibili. Già da anni si indaga in questo ambito, e si cerca di manipolare queste azioni molecolari di arresto per promuovere la rigenerazione necessaria alla riparazione[1].

Uno dei protagonisti di questi studi, all’inizio del primo decennio di questo secolo, è stato Ronald L. Schnaar, professore di neuroscienze e farmacologia della Johns Hopkins University School of Medicine che, con i suoi collaboratori e con ricercatori dell’Università di Amburgo, ha eseguito numerosi esperimenti per identificare le molecole che impediscono agli assoni interrotti del sistema nervoso centrale di rigenerarsi alla pari di quelli del sistema nervoso periferico, e manipolarne l’attività per neutralizzarla e consentire la ricrescita dei neuriti danneggiati[2]. Fra le molecole individuate con questi esperimenti, Schnaar e colleghi scelsero la glicoproteina associata alla mielina (MAG), i cui effetti inibitori sembravano dipendere dall’interazione con i gangliosidi. I primi esperimenti furono volti a prevenire l’interazione mediante anticorpi in grado di bloccare la MAG o le molecole gangliosidiche, o distruggendo i gangliosidi stessi. Successivamente, i ricercatori hanno indagato i meccanismi che generano i segnali di stop.

Nonostante qualche progresso compiuto negli ultimi quindici anni, ancora poco si conosce delle vie molecolari che inibiscono il processo di rigenerazione degli assoni nel sistema nervoso centrale, pertanto ci sembra di notevole interesse un nuovo studio di Sekine e colleghi della Yale University che, con un’analisi funzionale estesa all’intero genoma, hanno identificato vie molecolari di restrizione della rigenerazione assonica nel sistema nervoso centrale.

(Sekine Y., Functional Genome-wide Screen Identifies Pathways Restricting Central Nervous System Axonal Regeneration. Cell Reports 23 (2): 415-428 - Epub ahead of print - doi: 10.1016/j.celrep.2018.03.058, Apr. 10, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: Program in Cellular Neuroscience, Neurodegeneration & Repair, Department of Neurology, Yale University School of Medicine, New Haven, CT (USA); Department of Genetics, Yale University School of Medicine, New Haven, CT (USA).

Nell’opinione espressa anni fa circa la ricerca sui segnali di arresto molecolari per conto della nostra società scientifica, Giuseppe Perrella delineava un quadro della risposta rigenerativa del sistema nervoso nel contesto delle lesioni, sottolineando che in presenza di eventi chemio-tossici o traumatici si verificano alterazioni al livello di sistema, di tessuto, di cellule e molecole. Al livello cellulare si rileva perdita di mielina, retrazione dell’assone con degenerazione, gemmazione abortiva o aberrante, e morte cellulare. Secondo Perrella, le strategie per la rigenerazione nel sistema nervoso centrale, possono essere descritte come un processo in più fasi, così sintetizzabile: 1) sopravvivenza della cellula danneggiata; 2) crescita dell’assone, con indirizzamento dei monconi interrotti nella loro traccia sinaptica naturale; 3) rimielinizzazione; 4) ricostituzione di sinapsi funzionanti. Per un intervento terapeutico in questo processo multifasico sono state suggerite e sperimentate differenti strategie, che riflettono anche approcci disciplinari differenti, dal trapianto cellulare all’immunologia:

1)      sostituzione (immissione o “trapianto”) cellulare;

2)      somministrazione di fattori neurotrofici;

3)      guida dell’assone e rimozione dell’inibizione alla crescita;

4)      manipolazione della segnalazione intracellulare;

5)      realizzazione di collegamenti a ponte e sostrati artificiali (nanotecnologie);

6)      modulazione della risposta immunitaria[3].

Come notava Perrella, gli studi sui segnali che inibiscono la ricrescita corrispondono ad un solo punto di questo elenco, tuttavia la loro importanza è innegabile.

Proprio la centralità del processo di rigenerazione degli assoni per la guarigione delle lesioni del sistema nervoso con danno del parenchima conferisce interesse al lavoro qui recensito.

Lo studio genetico di Sekine e colleghi ha impiegato un filtro di perdita di funzione esteso all’intero genoma (GWLFS, genome-wide loss of function screen) per fattori limitanti la rigenerazione degli assoni in neuroni della corteccia cerebrale in vitro. Il knockdown di 16.007 singoli geni ha consentito di identificare 580 fenotipi significativi. Queste molecole non condividono alcuna coincidenza significativa con quelle suggerite da precedenti profili di espressione.

Sono stati rilevati particolarmente geni in vie associate al trasporto, al legame recettoriale e alla segnalazione delle citochine, inclusi Socs4 e Ship2. Tra le proteine regolanti il trasporto, le Rab GTPasi sono prevalenti. La valutazione in vivo con C. elegans valida una restrizione autonoma dalla cellula della rigenerazione per Rab27.

I topi mancanti di Rab27b mostravano accresciuta rigenerazione degli assoni delle cellule gangliari della retina, dopo un danno del nervo ottico, e una maggiore funzione motoria e sprouting nel rafe spinale, dopo un trauma del midollo spinale. Così, un esteso filtro funzionale rivela più vie di restrizione della rigenerazione assonica e del recupero neurologico dopo danni sperimentali simulanti le lesioni umane.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-21 aprile 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Molecular “Stop Signs” May Hold Secret of Nerve Regeneration – Brain, Mind & Life opinion. BM&L-International, sezione “CURRENT” del sito.

[2] Cfr. il report di Ronald L. Schnaar in Proceedings of the National Academy of Sciences USA, June 11, 2002.

[3] Molecular “Stop Signs” May Hold Secret of Nerve Regeneration – Brain, Mind & Life opinion. BM&L-International, sezione “CURRENT” del sito.